I metodi di produzione del gin
I metodi utilizzati per dare vita al gin sono
prevalentemente due:
- Steeping (a immersione): i botanicals vengono messi in macerazione nell’alcol. A quest’ultimo viene aggiunta dell’acqua per raggiungere la gradazione ideale per essere ridistillato, e può andare dai 25 ai 50 gradi alcolici. La macerazione si effettua solitamente a temperatura controllata; con temperature alte avremo dei tempi più brevi, al contrario, con un composto più freddo, si necessita di tempi più lunghi, a favore però si ha un intervento più delicato sui botanici. Questa fase può durare qualche giorno o, a seconda del prodotto che si vuol ottenere, si può decidere di distillare immediatamente, lasciando l’estrazione degli aromi unicamente al processo di distillazione.
- Racking (a cestello, a scaffalatura): i botanicals vengono sistemati in dei cestelli posti sopra l’alcol da distillare, quindi non c’è nessun contatto con il liquido. È una sorta di cottura al vapore che permette ai fumi, che salendo passano tra i botanici, di impregnarsi dei loro aromi. Simile al Racking è la distillazione mediante alambicco Carter Head (solo pochi esemplari al mondo, forse 5), dove i botanicals vengono posti in una scatola situata nella parte alta della cucurbita del distillatore, o addirittura esternamente: punti in cui l’alcol giunge perfettamente puro ed ha quindi un potere solvente molto forte. In questi punti la temperatura è anche più bassa e i botanici non rischiano un surriscaldamento.
Schema dell'alambicco Carter Head |
Un altro metodo, meno utilizzato ma che da prodotti di
qualità simile, è la distillazione sottovuoto (Vacuum Distillation). Si basa sul
principio fisico che il punto di ebollizione dei liquidi cambia col variare
della pressione; minore è la pressione, più bassa è la temperatura necessaria
per ottenere l’ebollizione; questo perché l’alcol nella sua salita incontrerà meno
resistenza grazie alla mancanza d’aria. Viene chiamata distillazione a freddo
(Cold Distillation), infatti a differenza dei metodi tradizionali dove si
raggiungono gli 80°C (il punto di ebollizione dell’alcol è 78,4°C), con questo
sistema si riesce a distillare con temperature solitamente dai 25 ai 60°C (Il
gin Oxley è ottenuto a -5°C). Si ottengono dei gin con sapori delicati e si
utilizzano botanicals che a contatto col calore non darebbero lo stesso
risultato (ad esempio, anziché essiccare le bucce di agrumi, possono essere
usate fresche ottenendo un risultato differente).
Un’estremizzazione di questo sistema è la distillazione
mediante un nuovo macchinario da laboratorio: il Rotovap (Rotary Evaporator),
composto da bulbi di vetro che andando sottovuoto possono lavorare a
temperature ancora inferiori. Il prodotto da distillare è contenuto in un bulbo
tenuto a bagnomaria a temperatura controllata. Un esempio è il Sacred Gin, ottenuto con
lavorazioni fino a -196°C.
Un altro sistema è quello del Bathtub gin, ottenuto semplicemente
con l’infusione a freddo (Cold Compound) dei botanicals nell’alcol cerealicolo.
All’interno
della stessa bottiglia di gin ci può essere un blend di distillati ottenuti con
metodi differenti, dividendo i botanicals a seconda delle caratteristiche, per poi
unire i risultati e ottenere il prodotto finito. Alcune case produttrici
distillano separatamente ogni singolo botanical in modo da sfruttare al massimo
la sua caratteristica ed avere la possibilità di rettificare il gin con i diversi dosaggi.
Nei Distilled Gin dopo la distillazione, è consentita l’aggiunta
di aromatizzazioni e/o coloranti (es. Hendrick’s dove c’è l’aggiunta di essenze
di rosa e cetriolo o Pinkster che grazie ai fiori di gardenia assume il suo
colore rosa).
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